MY NAME IS LOLITA
Photo series // paper masks //2017 // on going
La serie nasce dall’analisi della rappresentazione del volto femminile nelle riviste e nella pubblicità contemporanea.
La riflessione nasce dal fatto che quello che vedo di solito sono volti di donne giovani, giovanissime, rese perfette all’ennesima potenza dal make-up e dal foto ritocco che incarnano uno stereotipo di donna idealizzata e plastificata lontano dalla realtà.
Le domande che sorgono davanti a tutto questo sono: perché la bellezza femminile è rappresentata in questo modo?
Perché noi donne siamo attratte da questo stereotipo di bellezza plastificata che trasforma la donna in una bambola gonfiabile?
A che tipo di canone di bellezza siamo esposti ogni giorno?
Perché il volto della donna deve essere perfetto, deve essere giovanissimo e senza una ruga,
appetibile, sessuale, impeccabile, affascinante, seducente?
Chi ha creato questo stereotipo?
Che cos’è dunque oggi la bellezza femminile?
Perché noi donne stesse siamo succubi e schiave di questo stereotipo tanto da desiderare di ricorrere alla chirurgia estetica per fermare lo scorrere del tempo, per gonfiare labbra, per alzare zigomi, per falsificare i tratti unici somatici del volto tanto da assomigliare tutte a questo stereotipo?
Ho creato questa serie per riflettere io stessa, come donna, su la falsificazione e la strumentalizzazione del volto femminile, ritraendo me stessa con questo volto falsificato e innaturale, con l’idea di creare una dimensione eccessiva e surreale di questa rappresentazione che spinga a riflettere.
The series comes from the analysis of the representation of the female face in magazines and in contemporary advertising.
The reflection arises from the fact that what I usually see is the face of young, very young women, made perfect by the utmost power of make-up and photo retouching that embody a stereotype of idealized and plasticized woman away from reality.
The questions in front of all of this are: why female beauty is represented in this way?
Why are we women attracted to this stereotype of plastic beauty that turns the woman into an inflatable doll?
What kind of beauty standard are we exposed to every day?
Who created this stereotype?
What is female beauty today?
Why are we women slaves of this stereotype so much that we want to resort to aesthetic surgery to stop the flow of time, to inflate lips, to raise cheekbones, to falsify the unique somatic features of the face to look all the same?
I made this series, portraying myself with this faces falsified and unnatural, with the idea of creating an excessive and surreal dimension that pushes us to reflect on the falsification and exploitation of the female face.